Arturo Toscanini Conducting The NBC Symphony Orchestra - Traviata Prelude To Act 3 Traviata Prelude To Act 1
Artist: Arturo Toscanini Conducting The NBC Symphony Orchestra
Album: Traviata Prelude To Act 3 Traviata Prelude To Act 1
Album: Traviata Prelude To Act 3 Traviata Prelude To Act 1
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Traviata - Prelude To Act 3 | ||
Traviata - Prelude To Act 1 |
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La Traviata - Preludi - Toscanini (1929)
Verdi Traviata preludes act 1 & 3 - Toscanini rehearsal 1946
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E.D.137Labels
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Formats
- Shellac
- 12"
- 78 RPM
Credits
Role | Credit |
---|---|
Conductor | Arturo Toscanini |
Orchestra | N.B.C. Symphony Orchestra |
Written-By | Verdi |
Notes
- Orchestra
- Manufactured specially for the Gramophone Co Ltd., Sydney, N.S.W
Barcodes
- Matrix / Runout (Label Side A): 2A062544
- Matrix / Runout (Runout Side A): 2A062544◊
- Matrix / Runout (Label Side B): 2A062545
- Matrix / Runout (Runout Side B): 2A062545◊
About Arturo Toscanini Conducting The NBC Symphony Orchestra
Italian conductor, born March 25, 1867 in Parma, Italy; died January 16, 1957 in New York.
Originally a cellist, he began his career as opera conductor after having participated as cellist in the world premiere of Verdi's Otello at La Scala in 1887 under the composer's supervision. Toscanini's ability to interpret his scores impressed the composer.
From 1898 to 1908 Toscanini was resident conductor at La Scala, Milan. Outside of Europe, he conducted at the Metropolitan Opera in New York (19081915) as well as (19261936). Toscanini was the first non-German conductor to appear at Bayreuth (19301931). In the 1930s he conducted at the Salzburg Festival (19341937) and the inaugural concert in 1936 of the Palestine Symphony Orchestra (now the ) in Tel Aviv.
He took the Scala Orchestra to the United States on a concert tour in 1920-21; Toscanini made his first recordings for the Victor Talking Machine Company.
Though he ran in 1919 unsuccessfully as a Fascist parliamentary candidate in Milan and had been called "the greatest conductor in the world" by Mussolini, he became disillusioned with fascism and left for the United States where the was created for him in 1937.
During a concert on April 4, 1954, in Carnegie Hall, Toscanini suffered a memory lapse caused by a transient ischemic attack. He never conducted live in public again. Toscanini was 87 years old when he retired.
Name Vars
- A. Toscani
- A. Toscanini
- A. Toskanini
- A.Toscanini
- Director
- Heifetz
- M.o Arturo Toscanini
- M.o. Arturo Toscanini
- NBC Symphony Orchestra
- Toscanini
- [Arturo Toscanini]
- А. Тосканини
- Артуро Тосканини
- Тосканини
- ¢ëÈ¥üíûȹ«ËüË
Comments
Goodmanmusica, magari! A suo tempo avevo scaricato le 8/9 ore di prove dal rimpianto canale di Sempre Toscanini, ma al momento di aprirle per ripartirle in tracce, le ultime 5 ore e mezza si sono volatilizzate. Evidentemente il software utilizzato da me pone delle limitazioni alla quantità di dati di cui non mi ero reso conto prima. Pregherei vivamente chi dispone della traccia in questione a ricaricarla su YouTube !!!
Le 8 ore di prove complete di Traviata le hai? Io non mi pare di averle tutte...
Warhol brought me here
meraviglia!!!!!!!!
Un vero peccato che non ci siano più Arturo Toscanini. Per tutti il più grande direttore d'orchestra di tutti i tempi. Dio è generoso con l'umanità ma non a tutti dona in egual misura.
After listening to this Historical 1929 Recording of the Prelude to La Traviata Played by Arturo Toscanini I don't know which Orchestra he was Conducting can anyone please tell me if the Recording was Reissued in the 1950's by His Master's Voice and if yes what is the Record Number of that ALP 12inch Recording or if it was Reissued on a BLP the 10inch LP
QUE.MARAVILLA.TAN.INFINITA.LOS.PRELUDI.DE.LA.OPERA.LA.TRAVIATA.CONDUCIDA.POR.GRAN.MAESTRO.TOSCANINI.Y.LA.ORQUESTA.NO.HAY.MAS.NADA.QUE.HABLAR.GRACIAS.POR.COMPARTIRLO
Hello terrific música of ángeles excelent verdi música great
Beautiful ! Thank you !
Arturo Toscanini a 150 anni dalla nascita.
"150 anni fa nasceva Arturo Toscanini. Per alcuni il
più grande direttore d’orchestra italiano di tutti i tempi ed il massimo
esegeta di Verdi, per altri semplicemente il più grande direttore tout court,
per altri ancora, invece, una “fabbrica di note” e – rubando le parole a
Furtwängler – un mero “battitore” di tempo (personalmente mi iscriverei
tra questi ultimi). Forse è stato tutto questo, forse di più o di meno,
ma comunque la si pensi non si può negare o ridurre la storicità di
Toscanini e la sua influenza profonda negli anni della sua lunga
carriera e nei tempi a venire. Chiunque faccia o solo ascolti opera deve
confrontarsi e scontrarsi con la figura del Maestro parmigiano: oggi il
suo nome è ancora usato – ma più spesso abusato – per identificare
ipotetici modelli o attribuirsi presunte filiazioni. La stampa, la
televisione, i media in generale hanno portato all’identificazione di
Toscanini con IL direttore d’orchestra per eccellenza, calcando la mano
sull’aneddotica di genere, sul carattere brusco, sul piglio combattivo e
le sfuriate, sulla “dote” (riconosciuta dai più – proprio per la
semplificazione della vulgata – come autentico ed
irrinunziabile requisito per poter far musica con autorevolezza)
d’affrontare “a muso duro” musicisti, orchestrali e cantanti in un
parodistico bozzettismo che non si risparmia certo in bestemmie ed
imprecazioni. E’ il Toscanini da cartolina, quello “che piace” a chi sa
poco o nulla di musica e che crede che imitarne gesti, atteggiamenti ed
esuberanza verbale sia condicio sine qua non per svolgere il
mestiere. Ma per fortuna non è il solo Toscanini possibile. Certo
accanto al bozzetto c’è anche l’agiografia pronta all’esagerazione
spudorata (ancora oggi si legge che che fu proprio lui a imporre
d’eseguire le opere così come scritte senza tagli e alterazioni: mentre
invece Toscanini agiva come un uomo del suo tempo con i patteggiamenti
del caso e gli interventi a volte anche eccessivi, esattamente come gli
altri suoi colleghi) e non manca la critica revisionista nel senso più
deteriore di chi trova un certo qual gusto perverso nello smitizzare e
denigrare la celebrità pur guadagnata sul campo (sul podio in questo
caso). Poi c’è un altro Toscanini ed è quello che più ci interessa. C’è
la storia di un uomo nato negli anni più turbolenti della nostra unità
nazionale in un mondo dove tutto stava mutando, dove c’era un popolo da
inventare: un uomo di origini modeste (era figlio di un sarto/soldato di
idee mazziniane disertore per seguire Garibaldi in Aspromonte) che,
come in un romanzo di Fogazzaro, entrò in Conservatorio grazie ad una
borsa di studio e si trovò catapultato dalla provincia emiliana al
Sudamerica con una compagnia operistica girovaga finendo “scaraventato”
per la prima volta sul podio, in Brasile, per sostituire un direttore
d’orchestra incapace. Ma è anche la storia di un uomo ostinato e
caparbio che da anonimo violoncellista di un’orchestra scalcagnata, da
lì a pochi anni divenne arbitro indiscusso della scena musicale italiana
e internazionale, intimo di compositori e uomini di cultura, coccolato
in USA e in Europa, un mito vivente che si confrontava da pari con
Mahler a New York e a Vienna. E’ la storia del socialista che voltò le
spalle a Mussolini e Marinetti quando si accorse che la rivoluzione non
sarebbe mai passata per la camicia nera e che pagò con l’esilio e
l’umiliazione la fedeltà alle proprie idee. Ma è anche la storia di un
italiano che trovò davvero l’America in quell’esilio dorato e sofferto,
ricco di gratificazioni e soddisfazioni, ma anche di rabbia per quella
sua patria dovuta abbandonare. E’ la storia, infine, dell’uomo burbero e
sincero che disse di no a Einaudi e allo scranno di senatore a vita
perché, forse, ancora arrabbiato con la sua terra che tanto aveva
sofferto e fatto soffrire. Ma Toscanini fu soprattutto musica. Tanta
musica come si usava un tempo, in un repertorio vastissimo e variegato.
Musica affrontata senza sconti e senza compromessi. Musica, anche, che
personalmente trovo spesso lontana dai miei gusti e dalle mie idee
interpretative, ma che senza dubbio ha lasciato e lascia tuttora un
segno indelebile. Oggi il mondo celebra Toscanini e i suoi “primi” 150
anni, ed è giusto che in mezzo a tante celebrazioni effimere o
parossistiche, si renda omaggio ad un uomo, un musicista, un artista che
ha fatto la storia, vivendo la storia…quella vera: tra guerre e pace,
povertà e ricchezza, gioia e dolore, grandi slanci ideali ed esilio,
sofferenze e gratificazioni. E tutto l’orrore del ‘900 martoriato da
guerre e dittature. Certo a leggere l’elenco di chi lo celebrerà (e di
come lo farà) viene un po’ di sconforto, e forse viene da pensare – lo
direi anche per Furtwängler – che ogni celebrazione in fondo non può che
suonare falsa, pretestuosa e pure arrogante. Perché la Storia (con la
“S” maiuscola) non si processa e non si giudica, ma neppure si festeggia
come fosse il compleanno di un parente: andrebbe forse solo capita e
magari rispettata. Ma ora cedo la parola agli altri colleghi del blog
che, al contrario di me, apprezzano maggiormente il modo di far musica
di Toscanini e sapranno ricordarlo con maggior trasporto, come in fondo è
giusto che sia: ringrazio però subito l’amico Nourrit per i consueti
splendidi ascolti che impreziosiscono ogni discorso e danno un senso più
autentico alle nostre insufficienti parole.
Gilbert-Louis Duprez
Non credo di poter aggiungere altro alla magnifica analisi, esatta e
condivisibile, che ci ha offerto Duprez sulla figura di Toscanini, fra
le più rilevanti e mitiche del panorama storico musicale, la cui fama è
arrivata pressoché intatta fino ai giorni nostri. E sono passati già
sessant’anni dalla scomparsa. Ritengo che, come in molti altri casi, il
miglior modo di celebrare l’Artista sia dare spazio alle testimonianze
musicali, nel caso di Toscanini numerosissime e che, personalmente, ho
trovato sempre molto interessanti da ascoltare, perché ci forniscono la
prova di come il “Mito” del grande direttore d’orchestra passi nel suo
caso non solo dall’aneddotica, ma soprattutto dalla Musica, ossia da un
repertorio pressoché sconfinato, sia nell’opera che nella sinfonica,
affrontato senza snobismi di sorta, caratteristica questa comune
pressoché a tutti i direttori d’orchestra con cui Toscanini ha condiviso
fama e rivalità, e che gli faceva proporre nello stesso concerto
Rossini e Strauss, Ravel e Catalani, Handel e Roussel, lasciando anche
spazio ai contemporanei, cercando di valorizzare ogni autore senza
distinzione. Un piccolo esempio del repertorio toscaniniano abbiamo
pensato di offrirlo negli ascolti proposti, quasi tutti tratti da una
serie di concerti con la NBC Symphony Orchestra, che si tenevano a
cadenza settimanale, in cui il grande direttore offriva grande musica al
pubblico della radio. Mi sento di poter dire che difficilmente un
direttore d’orchestra oggi in carriera possa esibire lo stesso
repertorio e, sia chiaro, con i medesimi risultati, perché ogni autore e
brano era proposto dopo attento studio e preparazione, in esecuzioni
dall’altissima qualità esecutiva, con estrema attenzione ai dettagli e
soprattutto spazio allo spiccato senso teatrale del direttore, il quale,
sia alle prese con l’Ouverture di Semiramide, piuttosto che con il
preludio all’Atto IV di Wally (per limitarci ad un solo esempio), ci
restituisce esattamente il clima del brano, la situazione drammatica, il
pathos del momento teatrale, senza confondere stili ed epoche di
scrittura, una qualità questa sempre più persa nel nostro presente in
cui siamo costretti a sentire opere grandiose svilite a farsette
insipide da direttori che non solo non riescono ad immaginare come debba
“suonare” certa musica, ma che sono ben lungi dal sentirsi in dovere di
documentarsi sulle ragioni che stanno alla base delle grandi esecuzioni
di Miti come Toscanini.
Adolphe Nourrit"
http://www.corgrisi.com/2017/03/arturo-toscanini-a-150-anni-dalla-nascita/
"150 anni fa nasceva Arturo Toscanini. Per alcuni il
più grande direttore d’orchestra italiano di tutti i tempi ed il massimo
esegeta di Verdi, per altri semplicemente il più grande direttore tout court,
per altri ancora, invece, una “fabbrica di note” e – rubando le parole a
Furtwängler – un mero “battitore” di tempo (personalmente mi iscriverei
tra questi ultimi). Forse è stato tutto questo, forse di più o di meno,
ma comunque la si pensi non si può negare o ridurre la storicità di
Toscanini e la sua influenza profonda negli anni della sua lunga
carriera e nei tempi a venire. Chiunque faccia o solo ascolti opera deve
confrontarsi e scontrarsi con la figura del Maestro parmigiano: oggi il
suo nome è ancora usato – ma più spesso abusato – per identificare
ipotetici modelli o attribuirsi presunte filiazioni. La stampa, la
televisione, i media in generale hanno portato all’identificazione di
Toscanini con IL direttore d’orchestra per eccellenza, calcando la mano
sull’aneddotica di genere, sul carattere brusco, sul piglio combattivo e
le sfuriate, sulla “dote” (riconosciuta dai più – proprio per la
semplificazione della vulgata – come autentico ed
irrinunziabile requisito per poter far musica con autorevolezza)
d’affrontare “a muso duro” musicisti, orchestrali e cantanti in un
parodistico bozzettismo che non si risparmia certo in bestemmie ed
imprecazioni. E’ il Toscanini da cartolina, quello “che piace” a chi sa
poco o nulla di musica e che crede che imitarne gesti, atteggiamenti ed
esuberanza verbale sia condicio sine qua non per svolgere il
mestiere. Ma per fortuna non è il solo Toscanini possibile. Certo
accanto al bozzetto c’è anche l’agiografia pronta all’esagerazione
spudorata (ancora oggi si legge che che fu proprio lui a imporre
d’eseguire le opere così come scritte senza tagli e alterazioni: mentre
invece Toscanini agiva come un uomo del suo tempo con i patteggiamenti
del caso e gli interventi a volte anche eccessivi, esattamente come gli
altri suoi colleghi) e non manca la critica revisionista nel senso più
deteriore di chi trova un certo qual gusto perverso nello smitizzare e
denigrare la celebrità pur guadagnata sul campo (sul podio in questo
caso). Poi c’è un altro Toscanini ed è quello che più ci interessa. C’è
la storia di un uomo nato negli anni più turbolenti della nostra unità
nazionale in un mondo dove tutto stava mutando, dove c’era un popolo da
inventare: un uomo di origini modeste (era figlio di un sarto/soldato di
idee mazziniane disertore per seguire Garibaldi in Aspromonte) che,
come in un romanzo di Fogazzaro, entrò in Conservatorio grazie ad una
borsa di studio e si trovò catapultato dalla provincia emiliana al
Sudamerica con una compagnia operistica girovaga finendo “scaraventato”
per la prima volta sul podio, in Brasile, per sostituire un direttore
d’orchestra incapace. Ma è anche la storia di un uomo ostinato e
caparbio che da anonimo violoncellista di un’orchestra scalcagnata, da
lì a pochi anni divenne arbitro indiscusso della scena musicale italiana
e internazionale, intimo di compositori e uomini di cultura, coccolato
in USA e in Europa, un mito vivente che si confrontava da pari con
Mahler a New York e a Vienna. E’ la storia del socialista che voltò le
spalle a Mussolini e Marinetti quando si accorse che la rivoluzione non
sarebbe mai passata per la camicia nera e che pagò con l’esilio e
l’umiliazione la fedeltà alle proprie idee. Ma è anche la storia di un
italiano che trovò davvero l’America in quell’esilio dorato e sofferto,
ricco di gratificazioni e soddisfazioni, ma anche di rabbia per quella
sua patria dovuta abbandonare. E’ la storia, infine, dell’uomo burbero e
sincero che disse di no a Einaudi e allo scranno di senatore a vita
perché, forse, ancora arrabbiato con la sua terra che tanto aveva
sofferto e fatto soffrire. Ma Toscanini fu soprattutto musica. Tanta
musica come si usava un tempo, in un repertorio vastissimo e variegato.
Musica affrontata senza sconti e senza compromessi. Musica, anche, che
personalmente trovo spesso lontana dai miei gusti e dalle mie idee
interpretative, ma che senza dubbio ha lasciato e lascia tuttora un
segno indelebile. Oggi il mondo celebra Toscanini e i suoi “primi” 150
anni, ed è giusto che in mezzo a tante celebrazioni effimere o
parossistiche, si renda omaggio ad un uomo, un musicista, un artista che
ha fatto la storia, vivendo la storia…quella vera: tra guerre e pace,
povertà e ricchezza, gioia e dolore, grandi slanci ideali ed esilio,
sofferenze e gratificazioni. E tutto l’orrore del ‘900 martoriato da
guerre e dittature. Certo a leggere l’elenco di chi lo celebrerà (e di
come lo farà) viene un po’ di sconforto, e forse viene da pensare – lo
direi anche per Furtwängler – che ogni celebrazione in fondo non può che
suonare falsa, pretestuosa e pure arrogante. Perché la Storia (con la
“S” maiuscola) non si processa e non si giudica, ma neppure si festeggia
come fosse il compleanno di un parente: andrebbe forse solo capita e
magari rispettata. Ma ora cedo la parola agli altri colleghi del blog
che, al contrario di me, apprezzano maggiormente il modo di far musica
di Toscanini e sapranno ricordarlo con maggior trasporto, come in fondo è
giusto che sia: ringrazio però subito l’amico Nourrit per i consueti
splendidi ascolti che impreziosiscono ogni discorso e danno un senso più
autentico alle nostre insufficienti parole.
Gilbert-Louis Duprez
Non credo di poter aggiungere altro alla magnifica analisi, esatta e
condivisibile, che ci ha offerto Duprez sulla figura di Toscanini, fra
le più rilevanti e mitiche del panorama storico musicale, la cui fama è
arrivata pressoché intatta fino ai giorni nostri. E sono passati già
sessant’anni dalla scomparsa. Ritengo che, come in molti altri casi, il
miglior modo di celebrare l’Artista sia dare spazio alle testimonianze
musicali, nel caso di Toscanini numerosissime e che, personalmente, ho
trovato sempre molto interessanti da ascoltare, perché ci forniscono la
prova di come il “Mito” del grande direttore d’orchestra passi nel suo
caso non solo dall’aneddotica, ma soprattutto dalla Musica, ossia da un
repertorio pressoché sconfinato, sia nell’opera che nella sinfonica,
affrontato senza snobismi di sorta, caratteristica questa comune
pressoché a tutti i direttori d’orchestra con cui Toscanini ha condiviso
fama e rivalità, e che gli faceva proporre nello stesso concerto
Rossini e Strauss, Ravel e Catalani, Handel e Roussel, lasciando anche
spazio ai contemporanei, cercando di valorizzare ogni autore senza
distinzione. Un piccolo esempio del repertorio toscaniniano abbiamo
pensato di offrirlo negli ascolti proposti, quasi tutti tratti da una
serie di concerti con la NBC Symphony Orchestra, che si tenevano a
cadenza settimanale, in cui il grande direttore offriva grande musica al
pubblico della radio. Mi sento di poter dire che difficilmente un
direttore d’orchestra oggi in carriera possa esibire lo stesso
repertorio e, sia chiaro, con i medesimi risultati, perché ogni autore e
brano era proposto dopo attento studio e preparazione, in esecuzioni
dall’altissima qualità esecutiva, con estrema attenzione ai dettagli e
soprattutto spazio allo spiccato senso teatrale del direttore, il quale,
sia alle prese con l’Ouverture di Semiramide, piuttosto che con il
preludio all’Atto IV di Wally (per limitarci ad un solo esempio), ci
restituisce esattamente il clima del brano, la situazione drammatica, il
pathos del momento teatrale, senza confondere stili ed epoche di
scrittura, una qualità questa sempre più persa nel nostro presente in
cui siamo costretti a sentire opere grandiose svilite a farsette
insipide da direttori che non solo non riescono ad immaginare come debba
“suonare” certa musica, ma che sono ben lungi dal sentirsi in dovere di
documentarsi sulle ragioni che stanno alla base delle grandi esecuzioni
di Miti come Toscanini.
Adolphe Nourrit"
http://www.corgrisi.com/2017/03/arturo-toscanini-a-150-anni-dalla-nascita/
Dolce usignolo Verdi
he's good in this kind of music.
Toscanini Nine Hours of La Traviata Rehearsals (1946)
Presenting nine hours of uninterrupted rehearsal material for the broadcasts of December 1st and 8th 1946. (11:36) "mi vien voglia di buttargli la bacchetta nella faccia.. pezzo di somaro.."
Presenting nine hours of uninterrupted rehearsal material for the broadcasts of December 1st and 8th 1946. (11:36) "mi vien voglia di buttargli la bacchetta nella faccia.. pezzo di somaro.."
Great job, BelSoggiorno. You do us a great service. Dr. Harvey Grace said: "Toscanini showed that, performed with superlative technique and with faithfulness to the score, great music is almost always its own interpreter - the outstanding feature of the playing under Toscanini was its straightforwardness and its freedom from point-making and underlining--almost all the features, in fact, that mark the performances under conductors of the so-called "interpretative" type.